Tra sogni olimpici e studi universitari appena conclusi, due azzurre si raccontano nel talk di Atletica TV. Entrambe a poche settimane dalla laurea in scienze motorie e con la mente proiettata al 2021 per rincorrere le Olimpiadi di Tokyo nonostante le difficoltà dell’attuale periodo. Protagoniste della puntata settimanale sono Raphaela Lukudo (Esercito) e Ottavia Cestonaro (Carabinieri). “Almeno una nota positiva è arrivata in questo 2020 così complicato”, commenta la quattrocentista che con la maglia della Nazionale è anche una colonna della staffetta 4×400 metri. “Non è stato un anno facile e non vedo l’ora di tornare in pista, magari già con le gare indoor, in modo da mettere in pratica il lavoro svolto”. Per la triplista è invece la seconda laurea triennale, che si aggiunge quella in tecnologie forestali e ambientali: “Ho deciso di impegnarmi per questo traguardo dopo il rinvio dei Giochi, nella stagione dell’operazione al ginocchio destro e di conseguenza del cambio del piede di stacco. Nei prossimi mesi voglio quindi dedicarmi all’atletica, al 100 per cento, con l’obiettivo di consolidare la tecnica e di cercare il pass per Tokyo”.
LUKUDO – A fine ottobre ha discusso a distanza la tesi di laurea all’ateneo romano di Tor Vergata (“Un po’ anomala, insieme ad alcuni amici a Modena”) con l’intenzione di continuare il percorso di studi (“Potrei iscrivermi alla magistrale il prossimo anno”). Ma intanto “Raffa” Lukudo traccia un bilancio dell’annata agonistica terminata da poco: “Sono consapevole di non essere arrivata ai miei standard, per qualche problema anche a livello tendineo che mi ha portato a essere un po’ in ritardo di condizione. È arrivato così il terzo posto nei 400 agli Assoluti di Padova, oltre al successo con la 4×400 della mia società. Con un primato stagionale all’aperto identico a quello in sala, vuol dire che sono andata meglio durante l’inverno”. Nel 2019 l’attività indoor le aveva dato agli Europei una finale individuale, con il quinto posto di Glasgow, e la medaglia di bronzo in staffetta, come prima frazionista seguita da Ayomide Folorunso, Chiara Bazzoni e Marta Milani (retroscena: “nelle presentazioni pre-gara la nostra coreografa era sempre Mariabenedicta Chigbolu, in quell’occasione da casa…”). “E alle World Relays di Yokohama, nella batteria della staffetta mista, invece mi sono sentita la ragazza più fortunata del mondo… perché avevo gli uomini che mi stavano rincorrendo! Ho cercato di tenere testa fino agli ultimi metri. Poi il bel terzo posto nella 4×400 femminile, di fianco ad atlete che reputavo impossibile raggiungere”. Poi ripercorre le tappe della sua vita e della sua carriera: “Sono una ragazza di mondo e hanno iniziato i miei genitori, originari del Sudan, con scelte di vita che li hanno portati in Europa: un paio di anni dopo essere nata ad Aversa, nel Casertano, mi sono trasferita con loro a Modena fino a sedici anni, quindi a Londra, ma alla maggiore età ho deciso di tornare in Italia, perché non vedevo in Inghilterra il mio futuro. L’atletica è stato il fattore principale, con la promessa di diventare una professionista e sono riuscita a mantenerla, arruolandomi alla fine del 2014 prima di passare sotto la guida di coach Marta Oliva a Roma”.
CESTONARO – Storia diversa, quella di “Otta” Cestonaro, ma non meno interessante: “Posso dire di aver imparato a camminare sulla pista di atletica della mia Vicenza, quando da piccolissima la mamma mi portava al campo per salutare il papà che era già impegnato ad allenare atleti. Un posto magico in cui sono cresciuta e mi sono innamorata di questo sport: all’inizio come gioco, poi con i primi risultati e le prime soddisfazioni, nelle prove multiple e nei salti”. Ma anche lo studio ha sempre avuto un ruolo importante: due lauree in sei anni, a Padova e Verona. “L’imprevisto rinvio delle Olimpiadi è diventato un’opportunità per riuscirci con una full immersion. E ho avuto anche più tempo per recuperare dall’infortunio e dall’operazione, che ha rallentato i miei progressi in pedana, ma non mi sono persa d’animo tornando alle gare subito quest’estate, seconda agli Assoluti all’ultimo salto, staccando con la sinistra. In una specialità così tecnica e asimmetrica non è semplice, ma non sono stata l’unica quest’anno perché anche Andrea Dallavalle, uno dei migliori azzurri del triplo, ha fatto la stessa scelta”. Con la speranza di rientrare presto in azione: “Stiamo cercando di capire come e quando, ma dipenderà dall’evoluzione della pandemia non solo in Italia ma anche all’estero. Di sicuro adesso penso alla preparazione invernale per poi fare tutte le gare possibili per migliorare il ranking che oltre al minimo permetterà di partecipare ai Giochi di Tokyo”. L’ambizione di ogni atleta, dopo aver dato il meglio di sé in maglia azzurra nelle scorse stagioni: “Dalla prima volta sopra i 14 metri con vento regolare, nel 2018 ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona dove c’era un’atmosfera stupenda nella squadra – ricorda – al personale di 14,18 negli Europei a squadre del 2019 a Bydgoszcz con tanta emozione e la dedica per una persona cara che era venuta a mancare, la moglie di Diego Fortuna e mamma di Diletta, perché l’atletica ci unisce anche nei momenti più difficili. Poi a Doha, nel mio primo Mondiale, dove avrei dovuto fare di più per centrare la finale ma è stata un’esperienza utile per maturare”.