Entrambi si sono tatuati i cinque cerchi dopo le Olimpiadi di Tokyo, rendendo eterna un’avventura fantastica, culminata per Filippo Randazzo con la finale del salto in lungo (ottavo posto) e per Gaia Sabbatini con il secondo tempo italiano di sempre dei 1500 (4:02.25). Sono loro gli ospiti della puntata di oggi del talk di Atletica TV, certezze azzurre, autori di un 2021 da ricordare. Randazzo, in collegamento dal Catanese, dalla sua San Cono, ci tiene a mandare il più grosso abbraccio alla città, in ginocchio per l’alluvione delle ultime ore: “Nel mio paese non ci sono problemi particolari ma in città la situazione è tragica e sono vicino a tutti i catanesi che stanno vivendo questa grossa crisi”. Dopo il 10.23 di fine stagione a Castelporziano nei 100 metri, la domanda è automatica: come Marcell Jacobs, lascerai il lungo per la velocità? “No, no, resto un lunghista – le parole del 25enne delle Fiamme Gialle – però devo dire che quella sera per qualche minuto mi è balenata in testa l’idea, perché è un risultato che ha spostato i miei limiti. Dopo la gara mi ha chiamato anche Marcell, è rimasto sbalordito”. Un rapporto speciale, quello che lega Randazzo al due volte campione olimpico: “Prima della semifinale dei 100 a Tokyo gli ho detto… ‘comunque vada, che tu arrivi ultimo in semifinale o che tu vinca la medaglia d’oro, domattina ti voglio in tribuna per la mia finale’. E così è stato. Siamo veramente amici. A Tokyo ha insegnato a tutti che non bisogna porsi limiti”. Quella stessa Tokyo che ha rafforzato le ambizioni di Randazzo: “Sento di avere acquisito una mentalità sempre più internazionale. Se riuscirò ad aggiustare aspetti tecnici, come perdere meno velocità possibile durante il salto, potrò essere protagonista nei grandi eventi, già a partire dal 2022 con Eugene e Monaco di Baviera”.
A Eugene, la sede dei Mondiali del prossimo anno, Gaia Sabbatini ha già gareggiato in Diamond League: “Non vedo l’ora di tornarci, è uno stadio incredibile che mi ha fatto immergere nella prossima stagione”, spiega la 22enne teramana delle Fiamme Azzurre. Che quest’anno ha cambiato decisamente passo: “È perché ho lavorato molto a livello mentale, ho cominciato a lavorare su obiettivi di prestigio. Gli Euroindoor di Torun sono stati una delusione e mi sono detta che non avrei più voluto provare quelle sensazioni: da lì in poi, ho affrontato gare e allenamenti con tutt’altra grinta. Mi ha aiutato tanto il pensiero di mio padre, scomparso qualche anno fa: mi ha dato la forza di essere più determinata, quello che faccio è per lui e per la mia famiglia”. Dopo l’oro europeo U23 di Tallinn, a Tokyo ha sfiorato la finale a cinque cerchi: “Quella caduta davanti a me è stata decisiva, resta il rammarico perché stava partendo la volata e non ho potuto esprimermi al massimo – racconta – Ma il dispiacere servirà per la prossima stagione. Il record italiano (3:58.65, ndr)? Certo, ci penso, è uno degli obiettivi e la prima a tifare per me è Gabriella Dorio che spera io riesca a superarla dopo quarant’anni”. Al ritorno a Teramo l’hanno accolta con una grande festa (“Ci tengono a me, sono felice di averli resi orgogliosi”) e in tantissimi la seguono su Instagram (quasi 300mila): “C’è un bel rapporto con i followers, seguono le mie gare e in molti mi chiedono consigli su allenamenti e alimentazione. Il mio segreto? La spontaneità”.